mercoledì 17 febbraio 2010

TOKIO-GA. LA PURISSIMA VERITA'.





L'ho trovato sconvolgente. Guardavo Wenders da piccolo. E' stato il mio primo amore cinematografico. Fino alla fine del mondo credo sia stato il primo film che ho amato alla follia. Poi l'ho schifato. Ora lo rivedo per caso. Geniale Tokyo-Ga. No geniale è un termine che mi è sempre stato sui coglioni. Direi che è bellissimo.
Un diario, un diario visivo che lascia sconvolti. Una purezza che sconvolge lo stesso Wenders, troppo cervellotico a volte, questa volta riesce a fare quello che pensa e forse ci riesce stupendosi a sua volta. Forse è quella stessa Tokyo che lo annienta, che gli apre lo sguardo, che si lascia scrutare, raccontare, con una ingenuità primitiva.
E, poi, la scrittura, un commento che è pura scrittura, che è abbandono lucido. Ho sentito cose che non avevo mai immaginato si potessero inserire in un commento filmico. L'intimità dell'occhio si accosta senza nessuno spazio intermedio alla purezza della scrittura e ancora a quella della parola.
Mi sono perso tra i colori di Tokyo, tra le stramberie, la sapienza ed il rigore di un popolo che sempre mi stupisce, perché è meticoloso ed ha il senso dell'arte in ogni cosa faccia. Dagli enormi capolavori della grafica, del cinema, della scrittura fino alle cazzate più inimmaginabili. La grafica dei cibi confezionati, il design di oggetti senza alcun senso, l'arte pura della preparazione di cibi finti da esporre nelle vetrine dei ristoranti, la pornografia, le macchinette per il gioco.
C'è fottutissima arte in ogni cosa, c'è verità, c'è dolore.

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