domenica 27 febbraio 2011

IDONEO

Karl Hartwig Kaltner

Definire artisti questa schiera informe di sciacalli dell'emozione è da matti.
Sarebbe già troppo chiamarli creativi.
Creativo. Che parola del cazzo. 

Come se la creazione fosse un simpatico impiego.
Queste persone non dovrebbero nemmeno pronunciarla la parola ARTE.
Ché tutti cercano di sminuirla, di ridurla ad un sistema di scambio. L'arte ha una funzione. E' come la fede o, meglio, come la sacralità. Non puoi cambiargli la funzione, non puoi storicizzarla. Non puoi dire: l'arte di un tempo, l'arte di oggi. Cambiano le forme, cambiano i contesti ma non può cambiare la funzione. Non può cambiare l'essenza.
Associare l'arte agli artistucoli che oggi beccano come le galline nelle gallerie elemosinando senza alcuna dignità una qualsiasi possibilita, è come associare il sacro alla chiesa.
Come la chiesa, questa congrega dell'arte decide cosa è giusto, chi va in paradiso, quindi chi è buono o cattivo.
I buoni frequentatori hanno ritorno sociale, i cattivi invece sono scacciati...
E' la stessa cosa, le gallerie sono le moderne parrocchie, i musei sono le cattedrali, i preti i vescovi e i cardinali sono i vari galleristi, curatori, professori d'accademia...
Che tristezza.
In natura se una cosa cambia la sua funzione scompare. Se si modifica lo fa solo per riuscire ad assolvere ancora quella funzione originaria...
L'arte è creazione. L'arte modifica e conosce (svela) il mondo. Lo migliora o lo smaschera (migliorandolo). L'artista è colui che accede a pezzi linguaggio ancora (fino a quel momento) indecifrati, colui che si abbassa sotto l'umano. E chi vuole farci credere altro è solo un impostore.

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